#05. Tesoro, mi si è ristretto il credito…
Di Riccardo Pioli, Direttore CoopfidiTempo di lettura: 4'
Negli anni ’90 l’attore Rick Moranis diventò famoso grazie a un film cult prodotto da Disney che parlava di uno strampalato scienziato creatore di un arnese che miniaturizzava gli oggetti.
L’utilizzo improprio dell’attrezzo finisce però con il far diventare i suoi due figli e i loro amici alti poco più di un centimetro. Le attuali scelte di politica monetaria sembrano fatte con la stessa logica: usare uno strumento utile in modo inadeguato, complicando così la vita di noi cittadini. E soprattutto determinando conseguenze importanti in materia di politiche del credito. Quando si parla poi di credito alle imprese viene toccato un tema sempre delicato, ma fondamentale. Non esiste infatti economia che possa reggersi senza il supporto di soggetti (o strumenti) che finanzino i fabbisogni finanziari delle imprese, sostenendo così gli investimenti e migliorando in questo modo i dati macroeconomici dello Stato. E questo è ancora più vero nel nostro Paese, dove le imprese soffrono sicuramente una forte dipendenza dal mondo bancario.
Per anni abbiamo sentito parlare di “cavalli che non bevono” da parte del mondo delle banche e di “credit crunch” o “emergenza credito” dall’universo delle imprese, per lo più quelle piccole. Ma come stiamo messi oggi?
I dati Banca d’Italia non sembrano lasciare spazio a interpretazioni fantasiose. Dal 2008 (anno cruciale per il mondo della finanza, segnato dal fallimento di Lehman Brothers), al 2019 (anno pre-covid) i finanziamenti concessi dalle banche alle imprese con non più di 3 dipendenti (che rappresentano il 96% delle imprese italiane) sono diminuiti di circa il 35%. La pandemia, grazie ai forti interventi statali sulle garanzie, ha annebbiato il panorama, mostrando (almeno fino al 2021) un’esplosione degli impieghi bancari che però in molti casi nascondevano la rinegoziazione di vecchie linee, mettendo così al sicuro i bilanci dei nostri istituti di credito (e quindi anche un pezzo di economia).
Ma già a fine 2022 i dati peggiorano e i numeri aggiornati ad Agosto 2023 mostrano un calo dei finanziamenti del 6% rispetto all’anno precedente.
Inflazione, guerre, innalzamento dei costi energetici hanno sicuramente portato anche ad una minore domanda di credito. L’incertezza non favorisce certo gli investimenti! Ma combattere l’inflazione con l’aumento dei tassi d’interesse (passati dallo 0% al 4,50% in meno di un anno) non sembra certo la soluzione migliore… Non chiamiamo questo fenomeno credit crunch, parliamo (in maniera più consona al periodo) di decrescita infelice dei finanziamenti bancari. È meglio.
Ma cosa accadrà nel 2024? Sarà un anno migliore o peggiore dei precedenti nel rapporto banca-impresa?
La notizia positiva è che la BCE ha escluso aumenti di tasso nei prossimi mesi, quella cattiva è che le banche hanno iniziato il rimborso dell’enorme liquidità concessa dalla Banca Centrale drenando così risorse ingenti e riducendo di conseguenza la provvista bancaria. Conseguenza? Minori risorse per i finanziamenti e quindi prevedibile e ulteriore stretta creditizia.
E non finisce qui, aimè. Nel 2024 opereranno a regime le nuove regole europee dettate dall’EBA (l’Autorità Bancaria Europea) sulla concessione di prestiti alle imprese che obbligheranno i nostri eroi (gli imprenditori) a cambiare radicalmente il rapporto con la banca, che, in fase di concessione del finanziamento, non si limiterà a un’analisi attuale della situazione economico finanziaria dell’impresa ma sarà obbligata a verificarne costantemente la capacità prospettica di remunerare il debito. Da questo punto di vista sarà fondamentale tenere sotto controllo il DSCR, l’indicatore che il codice della crisi indica come test fondamentale per misurare la continuità aziendale dell’azienda.
E se tutto questo sembra già tanto, nel 2024 sentiremo parlare ancora di più di sostenibilità (e quindi di ESG): le banche adatteranno il costo del credito anche alla capacità dell’impresa cliente di adottare criteri di sostenibilità certificati. E non è banale…
Il mio scopo non era (ovviamente) quello di rovinare il Natale o il Capodanno ai nostri imprenditori, ma quello di creare consapevolezza sull’accelerazione improvvisa che il mondo della finanza sta attraversando a causa di un intersecarsi perfetto (e maledetto) di norme della finanza e del codice civile. Ma anche in questo dobbiamo prepararci, anche noi di Coopfidi. E il 2024 lo affronteremo riprendendo insieme a Banca d’Italia il percorso dedicato all’Educazione Finanziaria attraverso una serie di corsi in e-learning e giornate formative. Partendo da un presupposto: sapere è fondamentale per crescere. Forse così i ragazzi del film di Moranis torneranno a crescere.
Buon Natale a tutti!
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